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Enrico Bani - AL-1 - 2023
Acquaforte, acquatinta, carborundum - 60x80 cm

Descrizione dell’opera

Cosa accade se proviamo a tornare all’origine della lettera? Se spingiamo all’estremo il desiderio di cogliere il gesto intrinseco alla rappresentazione grafica del segno? Se proviamo lentamente a decostruire l’elemento formale?
Secondo Goethe, il processo di sviluppo delle lettere si può ricondurre a forme grafiche primitive, desunte dalla natura, poi evolute e adattate dall’uomo, forme stilizzate derivanti da elementi naturali come linee, curve e figure geometriche.
Collocando il linguaggio e dunque la lettera, ad un livello pre-tecnico, si riduce il segno grafico a pura gestualità, alla sua materia ancora non formata, ma tuttavia permeata da un incessante slancio trasformativo.
L’opera si genera intorno a questa riflessione e procede attraverso una lenta regressione della lettera, che conduce al gesto, attivando un’inversione retrospettiva della resa formale del carattere tipografico, fino a riscrivere un tracciato primordiale del segno. La lastra di zinco si fa piano empirico, spazio d’azione, dove la materia si torce e mostra la sua tensione, il suo procedere verso qualcosa che è ancora nell’atto di manifestarsi.
Questo regredire del segno produce un effetto di ritorno al primitivo, all’ancestrale, a ciò che era nel suo ancora non finito, un passaggio che inevitabilmente conduce al recuperare antiche facoltà cognitive, e ancor di più, a riscoprire la forza generativa insita nel segno. In un mondo dominato dalla concordanza cieca e razionale di forme ripetute e sempre uguali, irrompe il gesto nella sua purezza più spontanea, in un movimento distruttivo che scuote le coscienze addormentate: nella società attuale, globalizzata e repressa, il dominio della materia mutevole e reazionaria diventa atto di resistenza.

Testo di: Martina Esposito

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