CÒLERE
DESCRIZIONE DELL’OPERA
I latini utilizzavano la parola còlere, che significa innanzitutto coltivare, come sinonimo di prendersi cura, del trattare con attenzione o con riguardo, e quindi onorare. L’agri-coltura non era altro che prendersi cura del campo.
Dal participio futuro di còlere deriva la parola cultura, mentre dal suo participio passato, cultus, la parola culto, che si riferisce al coltivato e dunque al raccolto: ciò che è stato fatto crescere, ciò che è stato elevato. E ciò che viene coltivato cresce e ed accresce. Allora la cultura non ha tanto a che vedere con il consumo di libri, contenuti e produzioni artistiche, ma è piuttosto uno stare nel campo, per farlo fiorire con i giusti gesti e le giuste condizioni.
Ma se un gesto è malcompiuto, se la terra è sassosa e arida, se il seme è sterile, se non viene l’acqua al momento giusto, non ci sono le condizioni perchè emerga e fiorisca la cultura: come per i campi, così anche per le persone e le comunità. In assenza di un contesto di cura-cultura, il raccolto è nullo e il risultato è un’umanità spesso perduta a rincorrere miraggi emotivi che tentano di riempire il vuoto della solitudine e dell’assenza di senso.
La cura richiede lentezza. Oggi non è permesso il tempo per la contemplazione. Per l’attenzione ai piccoli dettagli. Per abitare poeticamente e umanamente il mondo.